Nuova camorra acerrana, in Appello richiesta la conferma delle condanne di primo grado

Il Procuratore generale della terza sezione della Corte d’Appello del tribunale di Napoli (presidente dottoressa Giovanna Grasso) ha chiesto la conferme delle condanne di primo grado per i 9 imputati dei clan di Acerra accusati di estorsione. In primo grado erano arrivati 76 anni anni di carcere con pene tra i 14 e i 4 anni per tutti gli imputati con una sola assoluzione. Pena più alta (14 anni)per Domenico Basile, alias o’nir, mentre Gaetano De Rosa, meglio conosciuto come o’ maravizz, fu condannato a 13 anni. Condannati a 10 anni a testa, invece, Pasquale Tortora, o’ stagnaro e Gennaro Pacilio, o’ furnaro. Bruno Avventurato a 8 anni e 10 mesi, suo figlio Domenico, invece, 4 anni e 8 mesi. Alfonso Piscitelli condannato a 8 anni mentre Giacomo Doni e Antonio Fatigati rimediano 4 anni a testa. Assolto l’imprenditore Francesco De Simone, accusato di essere un mediatore. I fatti contestati risalgono al periodo a cavallo tra il gennaio e settembre 2014.L’indagine partì grazie alla denuncia di due imprenditori edili che consentirono di ricostruire le attività criminose di una nuova cosca camorristica, sorta sulle ceneri del clan Crimaldi, capeggiata da personaggi già vicini alle vecchie organizzazioni malavitose locali e già condannati per altri reati di matrice mafiosa. Il nuovo sodalizio aveva avviato un’attività estorsiva contro sei imprese edili impegnate ad Acerra (tra cui una che stava costruendo una palestra a cui veniva ‘chiesto’ se avesse bisogno di una ditta di pulizie), ai quali veniva anche imposto a chi rivolgersi per l’esecuzione dei lavori e la fornitura dei materiali, oltre al pagamento di una percentuale sul valore complessivo dell’appalto. Alcuni indagati, poche settimane prima del blitz del 2014, fermarono una betoniera che aveva appena scaricato materiale in un cantiere edile, malmenando l’autista e appiccando il fuoco al mezzo. A fine settembre, invece la Dda emise altre due ordinanze per estorsione, tentata e consumata, contro imprenditori del territorio, tra cui un noto centro meccanico/collaudi ed una Onlus che gestiva il servizio di ambulanze presso la clinica Villa dei Fiori: a questa, infatti, venne imposta l’assunzione lavorativa del figlio di uno dei capi.

(nella foto il boss domenico basile ‘o nir)

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