“Come sta mia figlia. E a lui l’avete arrestato?”, ha chiesto ai pm Carla la donna di Pozzuoli ustionata dal fidanzato. Il racconto di una testimone chiave

Ha provato a rispondere alle domande, lo ha fatto a fatica, aggrappandosi alla volontà di superare il dramma che le è toccato vivere. Ha chiesto informazioni sul compagno, poi sulla figlia: “Ditemi come sta mia figlia”, è la prima cosa che ha chiesto ai magistrati Carla Ilenia Caiazzo, la 38enne di Pozzuoli vittima di un brutale tentativo di omicidio lo scorso primo febbraio da parte del suo compagno Paolo Pietropaolo. E a proposito di quest’ultimo ha spiegato agli inquirenti: “Sì, era un personaggio violento, ma che fine ha fatto? L’avete arrestato?”. E’ durato circa un’ora il colloquio, il primo, della donna con i magistrati inquirenti Raffaello Falcone e Clelia Mancusoche stanno seguendo il suo caso dal febbraio scorso. Paolo Pietropaolo resta detenuto e sotto accusa per un agguato brutale: avrebbe picchiato la fidanzata, fino a darle fuoco con liquido infiammabile. Dalle indagini è emerso che il 40enne avrebbe agito con freddo cinismo, in pieno possesso della sua lucidità mentale, nel recuperare il combustibile da scagliare contro la donna. Non un raptus di violenza, dunque, ma gelida premeditazione. Il suo difensore invece punta a sostenere la tesi del raptus, della violenza scatenata all’improvviso di fronte alla determinazione della donna di lasciarlo, di interrompere un rapporto che andava avanti ormai da quando erano adolescenti.Tentato omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà, stalking, agli atti ci sono le testimonianze di alcuni conoscenti della coppia, che hanno convinto gli inquirenti a ipotizzare un atteggiamento persecutorio da parte dell’uomo nei confronti della sua ex. Molti sono gli espisodi di violenza che sono stati scoperti nel corso dell’indagine e c’è anche una testimonianza chiave che racconta: “…Ho intrecciato per un breve periodo una relazione fondata su messaggi e conversazioni sui social con Paolo Pietropaolo, ma ho subito capito che si trattava di avere a che fare con una persona pericolosa. Carla, sempre più terrorizzata da quello che poteva fare Paolo, mi riferiva che lui continuava a chiamarla e a minacciarla di morte. Proprio perché pensavo che lui non stava bene, consigliavo alla collega di stare attenta, di muoversi sempre in compagnia, di prestare attenzione”. Carla sarà riascoltata dai due pm la prossima settimana, nuova tappa nel ricordo di quei brutali momenti della sua vita che non riuscirà mai a cancellare mentre prova con fatica a tornare a una vita normale. Ma ci vorrà ancora tempo.

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