Napoli, ore 10.12: San Gennaro ripete il miracolo

Napoli, ore 10.12: San Gennaro ripete il miracolo.
Il duomo di Napoli era semivuoto anche per effetto delle norme anti contagio. Ma il miracolo di San Gennaro, quest’anno piu’ atteso se e’ possibile dai Napoletani come beneaugurante per sconfiggere il covid-19, si e’ verificato ancora una volta alle 10:12 l’annuncio con lo sventoli’o del fazzoletto bianco da parte della deputazione di San Gennaro: il sangue del santo nell’ampolla si e’ sciolto. Come da tradizione e’ partito l’applauso dei presenti. L’accesso alla cattedrale ed anche al porticato antistante era contingentato e riservato soltanto alle persone accreditate. Una norma valida anche per le patute, le donne che da secoli accompagnano con preghiere e invocazioni l’attesa del miracolo.
“Con gioia e commozione – ha detto cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli – il sangue del nostro santo patrono e’ sciolto”. Il ripetersi del ‘miracolo’ e’ letto come un buon auspicio per Napoli e la Campania. Quest’ultimo avviene tre volte l’anno: a settembre, nel giorno di S.Gennaro, nel sabato che precede la prima domenica di maggio, a dicembre.
Il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro avviene tre volte l’anno: il 19 settembre, data in cui fu decapitato il martire nel 305 d.C.; il 16 dicembre, nell’anniversario di una terribile eruzione del Vesuvio del 1631 arrestata, secondo credenza popolare, per intercessione del Santo; e la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione delle spoglie mortali da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte. Una processione che è detta degli “Infrascati” per la consuetudine del clero partecipante di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Secondo la leggenda, il sangue di San Gennaro si sarebbe liquefatto per la prima volta nel IV secolo dopo Cristo durante il trasferimento a Napoli delle spoglie del vescovo di Benevento. Storicamente, però, il prodigio fu annoverato, per la prima volta, nel 1389 così come racconta il Chronicon Siculum. Durante le celebrazioni per la festa dell’Assunta vi fu l’esposizione delle ampolle contenenti le reliquie e, il 17 agosto, la cronaca racconta che il sangue si era liquefatto come se fosse sgorgato quel giorno stesso dal corpo di San Gennaro. Da quel momento studiosi, religiosi, scienziati e ricercatori di tutto il mondo hanno tentato di dare una spiegazione scientifica alla liquefazione.
Nel corso dei secoli, però, i fedeli non hanno mai smesso di ritenere l’evento prodigioso come un vero e proprio miracolo, segno della protezione dal cielo. Secondo la tradizione popolare, infatti, il tempo e l’intensità del sangue sono considerate di buon auspicio per la città. Il ritardo nella liquefazione o l’assenza del miracolo, nonostante canti, preghiere, invocazioni e litanie in dialetto viene considerato segno sfavorevole per Napoli e per i napoletani. A miracolo avvenuto, secondo tradizione, vengono esplosi ventuno colpi di cannone da Castel dell’Ovo per dare l’annuncio a tutta la città. Il sangue è custodito in un’ampolla conservata in una cappella del duomo del capoluogo partenopeo e si ritiene fosse stato raccolto da una pia donna, pare la sua nutrice, che lo consegnò all’allora vescovo di Napoli. La reliquia è conservata, tutt’oggi, in due ampolle custodite in una cassaforte con doppia serratura nel Duomo della città: una è riempita per tre quarti, mentre l’altra è semivuota perché parte del suo contenuto fu sottratto da re Carlo III di Borbone che lo portò con sé in Spagna. I grumi rappresi, scuri e solidi si sciolgono in tre occasioni quando il sangue ribolle e assume il colore rosso vivo.
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Cronache della Campania@2016-2020

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