Napoli: Amendola ucciso perché aveva mandato messaggi erotici alla moglie del boss

Vincenzo Amendola fu ucciso perché aveva inviato messaggi erotici alla donna sbagliata. Proprio alla moglie del boss Ciro Formicola e mamma di Gaetano il baby boss ricercato per l’omcidio insieme con Giovanni Tabasco. E questo lui, giovane non inserito nel clan non poteva permetterselo. Le “regole” sono “regole” e vanno rispettate. Per questo che è stata decisa la sua punizione esemplare. Ma prova dell’affronto per ora non è possibile ricostruirla perché -come ha raccontato Gaetano Nunziato agli inquirenti- la scheda del cellulare di Vincenzo Amendola è stata distrutta e il cellulare lanciato su un terrazzo di un edificio a Ponticelli. Lo avevano cercato per tutta San Giovanni a Teduccio e anche a Ponticelli. Gli dovevano parlare e rintracciarono uno dei suoi amici, Gaetano Nunziato, colui il quale lo avrebbe poi portato alla trappola mortale. E’ stato proprio NUnziato che decidendo di collaborare con la giustizia, perché temeva a sua volta di essere ucciso, che ha raccontato tutto agli investigatori. Ora come si legge nel capo di imputazione contestato a Nunziato firmato dal pm della Dda Antonella Fratello ci sono i nomi dei due ricercati “…Gaetano Nunziato perché, in concorso con Gaetano Formicola e Giovanni Tabasco, agendo con premeditazione, esplodendo contro Vincenzo Amendola molteplici colpi d’arma da fuoco calibro 9×21, ne cagionava la morte, consistendo il ruolo, in particolare, di Nunziato nell’accompagnare la vittima sul luogo del delitto, nel partecipare all’omicidio e nel recuperare l’arma utilizzata, i guanti e i capi di abbigliamento di Formicola e Tabasco, per la successiva distruzione, con l’aggravate di aver agito per favorire il clan Formicola di San Giovanni a Teduccio”. Ma “il pentito” Gaetano Nunziato oltre a fornire tuti i dettagli sul movente della morte di Enzino Amendola e aver fatto ritrovare il corpo, ha anche fornito tutti i dettagli sull’omicidio e sui momenti che lo precedettero. Ecco cosa ha raccontato Nunziato agli investigatori di come fu rintracciato Amendola e come fu portato sul luogo dell’esecuzione: “…Questi sono i fatti così come si sono verificati. Verso le ore 21 del 4 febbraio, io mi trovavo nei pressi delle panchine di viale 2 Giugno angolo via Taverna del Ferro, di fronte allo chalet “Lago” seduto sulle panchine insieme ad i vari giovani che frequentano quel bar. Verso le ore 22-22,30 è venuto Giovanni Tabasco, il quale giunto a piedi dalle palazzine del Bronx, mi chiedeva dove fosse Vincenzo Amendola. Io gli risposi di non saperlo in quanto non lo avevo visto e contemporaneamente gli chiesi i motivi della sua domanda, anzi gli chiesi se casomai Amendola avesse dovuto fare qualche servizio. Gli dissi ciò perché sapevo che Vincenzo era un po’ il factotum della famiglia di Formicola Gaetano, tant’è che sapevo per quello che mi dicevano altri conoscenti che lo stesso dormiva a casa loro per lunghi periodi e svolgeva per essi ogni tipo di commissione. Giovanni Tabasco mi rispose in maniera evasiva senza spiegarmi perché effettivamente cercava Amendola. Poi consegnò il suo telefono cellulare ad una ragazza presente sul posto, di cui non sono in grado di fornirvi le relative generalità, e le chiese di chattare sino al suo ritorno con chiunque…In tale frangente giunse sul posto proprio quest’ultimo a bordo del suo scooter, ovvero quello che poco prima era stato usato da Gaetano Formicola. Una volta giunto sul posto Giovanni Tabasco, rivolgendosi ad Amendola gli chiese di dargli il suo telefono cellulare. A tanto Amendola Vincenzo ubbidì e gli diede il suo cellulare. Tabasco Giovanni una volta preso il telefono chiese ad Amendola di allontanarsi da lui e di attendere poco lontano, poi mi chiamò e mi disse se gli potevo fare la cortesia di portagli Amendola dietro al Bronx”.

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