Salerno. L’abbraccio con il figlio del boss, gli incontri elettorali, i favori per i parcheggi, l’appoggio della camorra: tutto falso. Il consigliere regionale Alberico Gambino non esita un momento e per quattro ore snocciola, date, documenti, fatti emersi nel processo a suo carico e fornisce la propria versione. Interrogatorio fiume nel processo d’appello Linea d’ombra, concluso solo nel tardo pomeriggio, nel quale l’ex sindaco di Pagani ha provato la sua rivincita contro pentiti, accusatori e Procura. Un interrogatorio studiato nei dettagli, insieme ai suoi difensori Giovanni Annunziata e Alessandro Diddi, nel quale sono state elencate delibere, atti consiliari e date che nei prossimi giorni saranno depositati ai giudici della Corte d’Appello di Salerno – presidente Claudio Tringali – per avvalorare le dichiarazioni di ieri mattina. “E’ falso che nel 2002 Michele D’Auria Petrosino (figlio del boss Gioacchino e detenuto al 41 bis, ndr) abbia fatto la campagna elettorale per me – ha detto Gambino – neanche lo conoscevo”. E poi, il famoso abbraccio del Palazzurro nella campagna per le regionali del 2010: “Si è detto del famoso abbraccio – ha sostenuto l’ex sindaco – ho visto la foto del mio abbraccio con Nicola Cosentino, Michele D’Auria Petrosino era sullo sfondo appoggiato a un muro. Invece io ho letto dai giornali che avrei abbracciato lui”. Poi, ricorda: “Michele D’Auria l’ho conosciuto nel 2009 quando non ero più sindaco”. L’ex sindaco poi passa a smontare la tesi dei collaboratori di giustizia: “Sandro Contaldo lo conoscevo perché nel 1995 fece un’estorsione a mio padre, ed è l’unico che ho conosciuto”. E ancora: “Gianluca Principale sostiene che io e Michele D’Auria eravamo sempre insieme, che al Palazzurro D’Auria era quasi un protagonista: è una storiella come tante altre raccontate. Principale sbaglia anche la data, dice che era il 2007. Non ho mai fatto cene e pranzi con Michele D’Auria Petrosino”. L’ex sindaco aggiunge: “Nel 2007 sono stato eletto con circa l’80% dei voti, in campagna elettorale incontravo tantissima gente, non potevo stare più di 5, 10 minuti nello stesso posto, non avevo tempo per pranzi e cene”. E poi Antonio Petrosino D’Auria? “L’ho conosciuto nel 2011 in caserma quando sono stato arrestato”. Gambino, su sollecitazione dei difensori e del pm Vincenzo Montemurro, ha anche ripercorso alcune vicende di tipo amministrativo, puntando sempre a scardinare i suoi legami con la famiglia mafiosa dei Petrosino D’Auria. A partire dalle agevolazioni sulla casa affidata alla signra Giuseppina Ruggiero, mamma dei D’Auria: “Dagli atti del comune si capisce che non ho favorito nessuno. La precedente amministrazione aveva incassato gli oneri di urbanizzazione per l’area Pep una delle opere da realizzare era la strada che insisteva sulla proprietà. Sono stato io a sollecitare il comune per avviare le procedure”. Poi cita, atti amministrativi, sentenze del Tar e del consiglio di Stato e i pareri legali del Comune. Anche sulla Multiservice e sui parcheggi, l’ex sindaco ha rigettato tutte le accuse. Il prossimo 8 marzo i giudici si sono riservati di fare altre domande all’imputato, poi ha chiesto di rendere dichiarazioni spontanee proprio Michele D’Auria Petrosino, l’uomo più volte tirato in ballo dall’ex sindaco nell’udienza di ieri. La requisitoria del pg è attesa per aprile prossimo.