Camorra: chiesti 21 anni di carcere per le figlie del boss Bidognetti

Ventuno anni di reclusione. E’ la richiesta di condanna complessiva del pm della Dda Alessandro D’Alessio per le figlie del boss del clan dei Casalesi, Francesco Bidognetti. D’Alessio, davanti al gup Perrella, ha chiesto una pena di 15 anni di carcere per Katia Bidognetti e di 6 anni per la sorella Teresa. Si e’ conclusa cosi’ la requisitoria per i 20 imputati dell’operazione Restart che hanno scelto il rito abbreviato, una indagine che lo scorso anno porto’ in carcere molti affiliati del gruppo Bidognetti della cosca. Le figlie del capoclan sono accusate di aver portato fuori dal carcere i messaggi del padre. Messaggi, come documentarono i video registrati, che Bidognetti durante i colloqui con le figlie e la nuora, Orietta Verso, affidava loro per gli affiliati. Per Orietta Verso, il pm ha chiesto 6 anni. La sentenza e’ prevista a giugno. 

Katia e Teresa Bidognetti, figlie di Francesco Bidognetti, storico capo e fondatore del clan dei Casalesi, e Orietta Verso, moglie del secondogenito del boss, avrebbero avuto l’incarico di distribuire gli “stipendi” ai componenti della famiglia, di curare “l’assistenza economica e legale ai familiari in carcere”, di veicolare direttive e comunicazioni “da e per” il carcere e “il sostentamento, anche attraverso il reperimento di posti di lavoro, di familiari di associati liberi”. E’ quanto emerso dalle indagini.  Le tre donne sono anche accusate di ricettazione aggravata “per aver goduto di uno stipendio mensile derivante dalle attività illecite del clan”. Il clan infatti imponeva tangenti sulle attivita’ economiche del territorio spesso in forma mascherata. Come nel caso del vino che Giovanni Lubello, l’ex marito di Katia Bidognetti, figlia del boss Francesco noto come Cicciotto ‘e mezzanotte, ‘consiglia’ ai titolari di una struttura ricettiva a Cellole. L’episodio risale al 2008-2009, ma viene raccontato ai magistrati il 29 settembre 2014 da C.E., che insieme a F.F. e’ titolare di un resort, il Mama Casa di Campagna, e sotto estorsione. “Il mio socio si occupa di acquisti e forniture – spiega – e mi aveva riferito che Lubello voleva venderci una fornitura di vini. Gli dissi che c’erano problemi di disponibilita’ finanziaria e lui mi riferi’ che avevano concordato un pagamento dilazionato. Pertanto acconsentii, perche’ sapevo chi era il fornitore e soprattutto per timore del personaggio con cui si era instaurata la trattativa. Fummo costretti ad accettare”. Nell’estate 2013, l’uomo si rende conto che stanno ancora pagando quel vino, circa mille euro al mese. A fine 2011, tra l’altro, il socio gli aveva fatto presente che Lubello ha proposto l’acquisto di un’altra fornitura. “Dissi che non era un’operazione concludibile – spiega C.E. – ma F. Mi rappresento’ che era il caso di acquistare trattandosi del genero e della figlia di Bidognetti. Convenni per evitare ritorsioni. Specifico che avevo timore e paura”. A marzo 2014, solo dal Mama, Lubello ha avuto 15mila euro piu’ un assegno non incassato da 4.500 euro. Ed era Katia Bidognetti che ogni mese andava al resort a prendere il denaro.

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