Pizzo e droga per il clan Cesarano: chiesti 150 anni di carcere

Oltre 150 anni di carcere sono stati richiesti dal pm Giuseppe Cimmarotta, della Dda di Napoli per capi e gregari del clan Cesarano di Castellammare accusati di estorsione e traffico di droga ai danni di imprenditori e commercianti della zona e in particolare del mercato dei fiori.

Per il boss Luigi Di Martino ‘o profeta, recluso al 41-bis sono stati chiesti 30 anni di carcere nonostante il processo si stia svolgendo con il rito abbreviato. Pesanti le richieste anche per gli altri. Ovvero  28 anni di carcere per Giovanni Cesarano,  detto Nicola, braccio destro di Di Martino, e 25 per Aniello Falanga, altro elemento apicale della cosca di Ponte Persica. Chiesti 12 anni di carcere anche per Felice Barra da Secondigliano, affiliato al clan Contini e ritenuto il fornitore di cocaina per conto dell’Alleanza, 10 anni per Francesco Mogavero, a sua volta elemento di spicco del clan Pecoraro-Renna di Eboli. E poi ancora chiesti 9 anni per Antonio Iezza e Vincenzo Amita, 8 anni e 6 mesi ciascuno per Claudio Pecoraro e Carmine Varriale, 8 anni per l’altro Luigi Di Martino detto ’o cifrone, infine 6 anni per Adelchi Quaranta.
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Il blitz “Isaia” portato a termine dalla Guardia di Finanza a novembre dello scorso anno  con venti arresti. Si era scoperto che attraverso  i cognati incensurati di Di Martino, si imponeva il pizzo alle ditte del mercato dei fiori di Pompei-Castellammare che erano costrette ad utilizzare i servizi  della Engy Service per l’intermediazione, trasporto e carico-scarico merci. Le indagini erano partite grazie alla denuncia di un imprenditore di Castellammare di Stabia del settore delle “slot machines”
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Cronache della Campania@2016-2020

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