La camorra di San Giorgio e Ponticelli, la pentita: ‘Mio marito fu sparato dallo zio Carmine’

No ci sono solo le dichiarazioni del pentito di famiglia ovvero Alfredo Troia che hanno incastrato il clan di san Giorgio a Cremano retto dalla donna boss Immacolata Grandulli, zia del pentito. C’è a che la moglie Maria Grandulli, esponente di spicco del clan D’Amico “fraulella” del rione Conocal le cui dichiarazioni insieme agli altri pentiti hanno contribuito lo scorso anno al blitz Delenda con oltre 70 arresti nella cosca che controllava il rione Conocal di Ponticelli. Le dichiarazioni di Maria Grandulli sono anche inserite nelle 1146 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare firmate dal gip Giuliana Pollio che hanno portato in carcere 40 esponenti dei Troia.
La donna ha riferito di episodi diversi da quelli narrati dal marito e di cui ha avuto conoscenza diretta. In particolare, la Grandulli ricorda anche forme alternative di estorsione, come la pretesa di non pagare al ristorante, la spesa di frutta, l’acquisto di occhiali da sole e da vista dall’ottico o di pretendere sconti del 50 % sulla merce acquistata. Maria Grandulli è la compagna convivente di Alfredo Troia. Da sempre inserita nelle dinamiche criminali di Ponticelli impegnata in una delle piazze più fiorenti del Conocal, è a conoscenza anche delle vicende legate al clan Troia, non solo in virtù del rapporto sentimentale con uno dei massimi esponenti della famiglia, ma anche per aver avuto contatti diretti con la donna boss Immacolata Iattarelli e per aver vissuto a San Giorgio a Cremano dopo essersi allontanata da Ponticelli quando la situazione sul territorio è diventata incandescente a causa della faida tra il clan D’Amico, al quale apparteneva, e il clan De Micco.
La sua presenza a San Giorgio, però, non è gradita alla Jattarelli  a causa del suo rapporto di parentela con Esposito Domenico ‘o cinese, marito della sorella Rita, affiliato al clan De Micco, che nel mese di aprile 2013 ha iniziato a collaborare con la giustizia. Lei invece preoccupata per la sua incolumità dopo le minacce ricevute da “donna Imma” inizia a collaborare l’11 aprile del 2014 e mette a verbale: “Il mio convivente Alfredo Troia è attualmente agli arresti domiciliari per un’ arma e per la violazione delta Sorveglianza speciale.È nipote di “Gelsomino”, e anche loro mi vogliono cacciare da san Giorgio. In particolare Immacolata Iattarelli  mi disse che loro già avevano problemi coi pentiti, e in particolare con tale Gallo che rischiava di fare avere l ‘ergastolo al figlio Vincenzo. Mi disse anche che lei apparteneva, nel senso di essere imparentata, ai Rinaldi di San Giovanni.. Come ho già detto ai carabinieri in una occasione ho accoltellato Ciro Troia… Un paio di giorni fa una nipote di Immacolata  mi ha convocato dalla nonna, ma io ho avuto paura di andare e ho avvisato i carabinieri..  Non sono a conoscenza di rapporti tra i Troia e la gente di Ponticelli.
Non ho rapporti di tipo criminale con i Troia. … riguardo alla vicenda contestata a Troia Carmine che ha sparato a mio marito Alfredo, posso riferire che quel giorno io mi trovavo a Ponticelli a casa di mia madre perché avevo avuto una minaccia di aborto. Mi chiamò Danilo Troia e mi disse che Alfredo era stato sparato e che dovevo andare subito lì. Io andai a casa perché pensavo che Alfredo si trovasse lì ma vidi solo che c’erano delle macchie di sangue a terra vicino alla lavatrice che si trova accanto alla porta di ingresso dell’abitazione e calzini pieni di sangue e la scarpa. Sul posto, fuori casa mia, c’era Patrizia Troia che diceva che mio marito se l ‘era meritata perché stava dando fastidio a loro Troia. Mi disse che era stato Carmine Troia a sparare. Sono andata in ospedale da mio marito e c’era anche Danilo e mia suocera. Mio marito mi disse che era stato sparato da zio Carmine e che non si era accorto che era armato, lo aveva capito solo quando aveva estratto la pistola e sparando gli aveva detto “così ti levi il vizio”.
Lo avevo capito che Carmine aveva sparato perché non avevo voluto pagare i ‘affitto al mio proprietario di casa Gison che era un suo amico. Parlando con Alfredo abbiamo poi pensato che Carmine avesse sparato per un fatto suo, cioè perché pensava che mio marito andasse a ritirare i soldi delle estorsioni che spettavano a lui. In realtà questa cosa me la disse anche Gison quando lo incontrai e gli rinfacciai che era stata colpa sua se mio marito era stato sparato. Gison mi disse che lui non c’entrava niente e che Carmi11e pensava che Troia Alfredo andasse a ritirare i soldi che spettavano a lui per le estorsioni…”.

Antonio Esposito

1.continua

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