Camorra, il pentito Scafuto: ‘Ecco chi sono i capizona dei Moccia’

Il pentito Salvatore Scafuto, gola profonda ed ex “senatore” del clan Moccia è stato tra quelli che ha svelato agli investigatori numerosi episodi inediti del panorama criminale di Afragola e dintorni. Le sue dichiarazioni sono contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmato dal gip Tommaso Parrella e che l’altro giorno ha di fatto smantellato il nuovo vertice della cosca dei Moccia con 45 arresti. Scafuto traccia la storia degli ultimi anni del clan partendo dall’ investitura di Luongo Nicola alias o’ Luong ovvero o’ killer (storico militante del clan “Nino” – operativo fino al 2003 in territorio nolano – federato al Clan Moccia: quale nuovo “capozona” dei Comuni di Afragola e Casoria, operata nel gennaio 2014 da Moccia Antonio. Questa vicenda emerge dall’ascolto di una conversazione captata il 22.5.2014 alle ore 22.44, all’interno dell’abitazione del suddetto pregiudicato tra la sua convivente (De Luca Anna Maria), il di lei figlio (Parziale Vittorio) e Cardone Mario (fidanzato della figlia della De Luca), nel corso della quale i presenti commentavano il conferimento dell’incarico di “reggenza” del Comune di Afragola al Luongo da parte di Moccia Antonio, figlio di Mazza Anna (la “vedova Moccia”). Il contenuto del dialogo risulta estremamente chiaro sia in ordine ai riferimenti a Luongo Nicola e Moccia Antonio (indicato, subito dopo un riferimento alla famiglia Moccia, per nome nonché come figlio della “signora”, termine con il quale veniva generalmente chiamata Mazza Anna, come testimoniato anche dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia escussi nell’ambito del presente procedimento) che in relazione all’oggetto della successione, ossia “la gestione delle postazioni di o’ Cecce” (ovvero le attività criminali di pertinenza del “senatore” Favella Francesco, all’ epoca detenuto ). Acclarata la perdurante funzione “dirigenziale” esercitata anche negli ultimi anni dai componenti della famiglia Moccia, occorre ora soffermarsi ad esaminare la posizione dei soggetti “quadri”, ossia di quegli affiliati di rango che, seppur subordinati al gruppo dirigente, risultano titolari di funzioni direttive e/o organizzative ( il coordinatore pro tempore delle diverse articolazioni territoriali del clan, i cosiddetti senatori ed i capizona dei singoli Comuni). Ebbene, sintetizzando i risultati delle attività captative eseguite a carico di Pellino Modestino, Tuccillo Gennaro e Angelino Giuseppe  può dirsi
che:
– nel secondo semestre del 2010 e nei primi mesi del 2011, il senatore Puzio Michele (capozona dell’articolazione territoriale di Casoria, unitamente ad Angelino Giuseppe), sfuggito all’arresto assumeva (da latitante) il coordinamento delle attività delittuose dell’organizzazione;
– in data 8.4.11 il medesimo indagato veniva tuttavia rintracciato dalle forze dell’ordine in una villetta di Afragola e arrestato;
– tale circostanza veniva favorevolmente accolta dal senatore Tuccillo Gennaro alias Zi Sante (capozona di Afragola, arrestato in data 1.6.11) in quanto il Puzio aveva esercitato una indiscutibile pressione criminale su tutto il territorio controllato dal clan (appropriandosi tra l’altro di numerose armi custodite in precedenza dall’affiliato Felli Sabato per conto dell’organizzazione: ed “offuscando” il ruolo degli altri direttivi, detenuti o comunque impossibilitati ad intervenire direttamente nelle dinamiche dell’organizzazione;
– a seguito dell’ arresto del Puzio, il senatore latitante Angelino Giuseppe rilevava il coordinamento delle attività criminali del sodalizio, avvalendosi della collaborazione del figlio Michele (reggente di Casoria) e del proprio “fiduciario” Bencivenga Mauro;
– in questo periodo, approfittando di una favorevole congiuntura, l’Angelino estendeva la propria sfera di competenza anche su Afragola (notoriamente sottoposta al controllo criminale dei “senatori” detenuti Tuccillo Gennaro e Favella Francesco alias Gne Gne o Francuccio, con i quali Peppe o’ Lupo entrava dunque in contrasto) e Caivano, al fine di assicurarsi le risorse economiche necessarie a sostenere la propria latitanza, affidava al figlio Michele la gestione della cassa del sodalizio, esautorando da tale incombenza Felli Sabato, forse anche per il particolare vincolo fiduciario che legava quest’ultimo al senatore Cimini Domenico (capozona di Arzano, parimenti detenuto);
– la gestione economico-criminale degli Angelino causava però il malcontento di numerosi affiliati detenuti (e delle rispettive famiglie) ai quali era stata sospesa o ridotta la corresponsione delle cosiddette mesate e/o delle somme necessarie a pagare le spese legali (è il caso, tra gli altri, del Tuccillo e del Favella);
– in tale contesto Angelino Michele, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal carisma criminale del padre latitante, assorbiva progressivamente alle proprie dipendenze Castiello Giovanni (genero del Tuccillo nonché reggente pro tempore del gruppo di Afragola) il quale gli consegnava i proventi estorsivi riscossi in nome e per conto del suocero detenuto, sospendendo tra l’altro la corresponsione delle mesate a quest’ultimo;
– la conseguente disapprovazione del Tuccillo veniva veicolata, attraverso codetenuti e/o familiari, direttamente ai componenti della famiglia Moccia;
– in data 6.12.11 tornava intanto in libertà il “senatore”  Scafuto Salvatore (membro storico del “gruppo di fuoco” del Clan Moccia operante negli anni 80) il quale, dopo aver inizialmente mantenuto un basso profìlo, era intervenuto nelle dinamiche criminali dell’organizzazione (su richiesta iniziale dei vertici del clan Moccia, come poi confermato dallo stesso interessato in sede di interrogatorio) entrando in attrito con gli Angelino i quali, nel marzo 2012, reagivano esplodendo alcuni colpi d’arma da fuoco sulla porta della sua abitazione;
– Moccia Luigi interveniva allora personalmente per pacificare gli animi tra i due “direttivi” nominando nuovo referente pro tempore del clan Pellino Modestino, affiliato di rango del gruppo di Crispano (tornato in libertà il 28.12.2011 e contestualmente sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Nettuno) il quale rilevava il coordinamento delle attività delittuose e la gestione dei relativi proventi (destinati al mantenimento degli affiliati liberi e detenuti), azzerando le criticità insorte durante la gestione di Angelino Michele (del quale cercava tra l’altro di limitare l’ambito di operatività, motivo che determinava l’insorgere di accesi contrasti tra i due).
– l’abitazione nettunense del Pellino diveniva quindi base logistica dei summit di camorra tra i referenti criminali delle varie articolazioni territoriali del Clan (Angelino Michele per Casoria, Casone Ciro per Arzano, Castiello Giovanni per Afragola, Pezzullo Angelo per Frattamaggiore, Barile Alfredo per Frattaminore, Montino Vincenzo, Esposito Antonio detto o’ bob e poi anche Laurenza Antonio per Caivano, D’Ambrosio Giuseppe per  Cardito, Ambrosio Aniello per Crispano) con i quali il coordinatore tentava di ristabilire gli equilibri e competenze territoriali preesistenti dei diversi “direttivi” detenuti (Favella Francesco, Cimini Domenico, Tuccillo Gennaro, Cennamo Antonio) stravolte dalla prepotenza degli Angelino;
– con l’avvento del Pellino ciascun Comune dell’area d’influenza del clan Moccia tornava dunque ad essere assegnato ad un capozona al quale competeva, in via esclusiva, la riscossione del taglieggiamento periodico di commercianti ed imprenditori (cosiddetto giro) da cui
provenivano le risorse economiche destinate al sostentamento degli affiliati, liberi o detenuti, originari di quello stesso centro;
– il Pellino imponeva altresì la mutua assistenza tra i diversi capizona, disponendo che ciascuno avrebbe dovuto soccorrere l’altro nel caso in cui quest’ultimo non fosse riuscito a reperire le risorse necessarie a pagare gli “stipendi” a tutti gli affiliati del proprio sotto gruppo (significativo era in tal senso l’invito rivolto ad Angelino Michele e Casone Ciro ad intervenire economicamente in favore di Castiello Giovanni laddove lo stesso non fosse riuscito, da solo, ad elargire le mesate alla nutrita schiera di affiliati afragolesi);
– il coordinatore pro tempore. del clan si avvaleva inoltre di fiduciari (quali Pezzullo Angelo e Polizzi Corrado) attraverso i quali inviava le proprie direttive “alla base” e riceveva il rendiconto delle attività dei singoli capizona sopraindicati (con i quali dunque spesso non si incontrava di persona, onde scongiurare possibili attenzioni investigative).
Nella seconda metà del 2012 si verificavano peraltro una serie di eventi delittuosi o comunque “traumatici” per l’associazione: in data 13.7.12 decedeva infatti per cause naturali Angelino Michele; undici giorni dopo (24.7.12) veniva assassinato Pellino Modestino; in data
11.9.12 veniva ferito da colpi d’arma da fuoco Laurenza Antonio (reggente di Caivano); il 12.10.12 veniva arrestato il latitante Angelino Giuseppe. Ebbene tali episodi, pur incidendo profondamente sull’assetto organizzativo del clan, non ne mettevano a repentaglio la vitalità, come dimostrano gli esiti delle indagini successivamente espletate dalla Squadra Mobile relative all’articolazione territoriale di di Crispano, le quali documentavano – sia pure da una prospettiva questa volta “periferica” – la perdurante operatività
della compagine criminosa in contestazione nei territori dei Comuni di Crispano, Frattaminore e Cardito. In particolare gli esiti delle intercettazioni ambientali eseguite nel 2013 presso l’abitazione di Montino Vincenzo consentivano di accertare che il pregiudicato Ambrosio Aniello detto “o Nndin” oppure “Pisellino” (ritenuto da tempo organico al sodalizio camorristico egemone nel comune di
Crispano, capeggiato storicamente dal “senatore” Cennamo Antonio alias “Tanuccio ‘o malommo”, detenuto per molti anni al regime di cui all’art. 41 bis e deceduto per cause naturali solo alcuni mesi or sono), una volta scarcerato (27.10.2012) aveva assunto la direzione della predetta articolazione territoriale del Clan Moccia. La capacità del predetto soggetto (assassinato nel 2014 in un agguato di camorra) di esercitare un capillare controllo criminale sul territorio di Crispano (grazie alla collaborazione, tra gli
altri, dei sodali Montino Vincenzo, Cennamo Gioacchino, Scarpa Ciro e Iavarone Mattia) e di conseguire l’assoggettamento omertoso della cittadinanza emergeva chiaramente in occasione dell’ascolto di una conversazione captata in data 12.7.13 all’interno  dell’abitazione del correo Montino Vincenzo (nel 2014 parimenti assassinato) durante la quale il citato Ambrosio confessava “orgogliosamente” ad un terzo uomo la funzione di capozona di Crispano e Frattaminore all’epoca da lui ricoperta. Gli avvicendamenti susseguitisi al vertice delle articolazioni territoriali di Casoria ed Afragola nell’anno 2014 venivano invece documentati nella sentenza di condanna 18.12.15 n. 2258 (in atti) emessa dal Gip del Tribunale di Napoli-Sezione XXIV nei confronti di Luongo Nicola, Barbato Mariano ed altri in relazione al delitto di partecipazione all’associazione camorristica denominata Clan Moccia operante nel 2014 e 2015 nei suddetti Comuni di Afragola e Casoria. Dalla lettura del predetto provvedimento si comprende infatti:
– che lo stato di detenzione di numerosi esponenti storici del gruppo Moccia (quali Favella Francesco, Tuccillo Gennaro, Cimini Domenico) induceva agli inizi del 2014 Moccia Antonio a designare, quale soggetto destinato ad assumere le redini dei gruppi di Afragola e Casoria, Luongo Nicola alias o’ killer (scarcerato il 23.1.14);
– l’ascesa criminale del predetto Luongo, dopo alcuni mesi, veniva peraltro insidiata dal giovane Barbato Mariano (inizialmente gestore del traffico di stupefacenti all’interno del Rione Salicelle di Afragola ed, in seguito, affiliato al suo stesso gruppo camorristico), il
quale, dopo un breve periodo di contrapposizione armata col Luongo, approfittando dell’arresto del rivale per altre vicende delittuose (12.5.14), ne prendeva definitivamente il posto.

Antonio Esposito

 4.continua

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